22 settembre 2009
Articolo 30: la breve corsa verso il delirio è iniziata
Una breve premessa: stiamo parlando di enti associativi che, per mantenere la defiscalizzazione (IRES e IVA) di quote sociali e delle entrate da vendita (di beni e servizi) a soci, devono inviare entro il 30 ottobre un modello di dichiarazioni, di recente approvato dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate (rif. art. 30, D.L. n. 185/08, Provv. Direttore Ag. Entrate 2 settembre 2009).
La questione è semplice, almeno quanto è complicata la compilazione del modello di dichiarazioni; 38 punti nei quali spuntare SI, NO, dire se si realizzano attività verso terzi abitualmente, occasionalmente o mai; quesiti rispetto ai quali il più delle volte non si sa come rispondere. Dichiarazioni scritte male (incomplete) e istruzioni che non istruiscono. Domande trabocchetto e temi incongruenti.
Facciamo qualche esempio: punto 15. l’attività rivolta ai non soci è svolta abitualmente, occasionalmente, oppure non è svolta.
Le domande sorgono spontanee:
– si sta parlando dell’attività a pagamento (come si potrebbe interpretare e come esplicitato alla dichiarazione 13) oppure di quella gratuita? Spessissimo le organizzazioni offrono attività gratuite ai terzi. Devono interpretare che si tratta di quelle a pagamento sotto la responsabilità dell’inesperto legale rappresentante?
– E poi, constatato che la differenza tra abitualità e occasionalità è da sempre concetto citato ma non definito dalle disposizioni tributarie e pertanto motivo di contenzioso nella giurisprudenza, come si ritiene che possano rispondere in modo congruo i rappresentanti legali che sono per la maggior parte portatori sani di ignoranza fiscale?
Per non parlare della dichiarazione 33, che esige una dichiarazione in merito alla realizzazione di manifestazioni di raccolte fondi, chiedendo “quante volte figliuolo?”. Dato che il Direttore dell’Agenzia ha avuto la delega ad emanare questo provvedimento sulla base di due articoli (148 TUIR e 4 IVA), non si capisce perché abbia inserito il 143 TUIR. Quindi è andato fuori tema.
Rammento che la conseguenza del mancato invio del modello è la perdita tout-court della decommercializzazione delle due tipologie di entrate richiamate all’inizio. Vuol dire trovarsi nella condizione ex art 149, diventare – senza saperlo – ente commerciale, evadere inconsciamente tutte le imposte possibili.
Il settore non profit che, per natura e necessità, è amministrato dal cittadino della strada, dalla casalinga di Voghera e dal pensionato di Roncofritto, non può reggere l’urto di una dichiarazione così vessatoria. Capisco che il Ministero abbia bisogno di soldi, e che i previsti 150 milioni all’anno (2009 e 2010, oltre i 300 previsti nel 2011) di incassi da accertamenti su questa materia facciano comodo (anche se la relazione tecnica del Senato ha chiesto – senza trovare risposta – se potevano spiegarci come avevano calcolato quelle cifre). Capisco anche l’esigenza di estirpare la gramigna dal campo del non profit. Ma – se dovessi realizzare una truffa nel non profit – sarei il primo a mettermi in condizione di saper rispondere al modello di dichiarazione; nella rete dei controlli, invece, rimarranno le organizzazioni sane ma che legittimamente non capiscono un linguaggio per addetti al lavoro.
Arthur Bloch scriveva:
Legge di Good: Se hai un problema che deve essere risolto dalla burocrazia, ti conviene cambiare problema.
Qui trovate informazioni e guide sull’art 30 e sul Modello
Qui il testo del Provvedimento di approvazione del Modello di dichiarazione
Scritto il 13-10-2009 alle ore 12:00
[…] Vi propongo pertanto il seguente post, tra lo Scudo fiscale e l’articolo 30 (per saperne di più sull’articolo 30, leggere qui). […]