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Il Blog di Carlo Mazzini

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Postilla » Fisco » Il Blog di Carlo Mazzini » Non profit » Uscire dall’articolo 30 facendo gli americani

26 ottobre 2009

Uscire dall’articolo 30 facendo gli americani

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Il pasticciaccio brutto dell’articolo 30 ha guadagnato una proroga al 15 dicembre, e non possiamo che rallegrarcene.

Certo, bisognerebbe poter sfruttare la scadenza più lunga, sostanzialmente per:

1. avvisare il maggior numero di associazioni, dato che – rammentiamolo – chi non adempisse, si troverebbe con quote sociali e corrispettivi da soci “commercializzati”, con il rischio, se non la certezza, di perdere per questo la qualifica di ente non commerciale (art 149 TUIR)

2. ottenere maggiori risposte dall’Agenzia con un documento di prassi corposo ed edibile da chiunque.

Se poi, come sta accadendo, ci bruciamo il vantaggio della proroga senza emettere alcuna circolare, senza dare quindi alcuna indicazione supplementare rispetto alla circolare 12/09 e alle (d)istruzioni al modello, allora ditelo che non vi è alcuna intenzione di far chiarezza.

Ma noi (scusate il plurale a casaccio) siamo così fiduciosi che proponiamo persino una via d’uscita, una exit strategy, come oggi si usa dire per definire come risolvere una qualsivoglia situazione intricata.

Trovate la mia proposta a pag 35 de Il Sole 24 Ore di oggi, in un mio intervento dal titolo “Da Unico una soluzione all’americana”; questo riprende un precedente articolo che scrissi per Vita, l’unico settimanale sul non profit, alcune settimane fa.

Sul mio sito ho riproposto l’articolo di Vita (non quello del Sole) nel quale argomento così la proposta:

– l’articolo 30 ha messo in rilievo un problema di controllo

– l’articolo 30, come e se sarà applicato non serve a nulla

– andiamo a vedere cosa succede oltre oceano, dove il Form 990 (da 30 anni!!!) richiede agli enti 501 c(3) ecc di rispondere annualmente ad una serie di quesiti molto congrui relativi ai due aspetti (commercialità e assenza di scopo di lucro)

– trasponiamo, con le debite differenze e progressivamente, quella dichiarazione sul modello Unico Enti non commerciali, rendendolo obbligatorio anche alle organizzazioni (sopra un tot di entrate) che non debbano denunciare redditi imponibili, creando quadri appositi per tipologia di ente (volontariato, onlus, ONG, promozione sociale ecc)

– facciamo in modo che i dati vengano utilizzati da tutta l’amministrazione pubblica (ad esempio enti controllori quali Regioni, Province, Prefetture, Ministeri)

– utilizziamo i dati per sapere qual è la reale consistenza dell’economia del Terzo Settore

– gli enti stessi pubblichino sul proprio sito – come succede in USA – la propria dichiarazione, facendosene vanto, così come succede spesso e volentieri con Bilanci e Rendicontazioni Sociali

La domanda che mi sorge ora è: sapranno i nostri eroi (enti non profit) portare all’attenzione dell’Agenzia delle Entrate e del legislatore una proposta di riforma evolutiva come quella da me proposta (o anche altra, il più è che sia in un’ottica evolutiva)?

Saprà la nostra burocrazia farsene carico responsabilmente, che vuol dire, cogliere l’occasione di essere un facilitatore del contribuente?

Cito – in ultimo – la traduzione del “Chi siamo” dell’IRS, Internal Revenue Service (approssimativamente “l’Agenzia delle Entrate americana”): vi si legge che l’IRS “ha la finalità di fornire ai contribuenti americani un servizio di qualità, aiutandoli a comprendere le loro responsabilità fiscale e applicando la normativa fiscale con integrità e correttezza”.

Roba dell’altro mondo, vero?

Ecco il testo della proposta sul mio sito.

Carlo Mazzini

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